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Questa cartolina degli anni ‘60 ritrae villa Piccolo quando era ancora residenza privata della nobile famiglia Piccolo di Calanovella. In seguito negli anni ’70 la villa divenne ed è tuttoggi Museo. Parlare di villa Piccolo ci porta inevitabilmente ad indagare sui misteri di questi luoghi e sui personaggi che abitarono e vissero in questa casa; Agata, Casimiro e Lucio Piccolo.

Tipi strani si diceva di loro a quel tempo. E del resto nulla fecero i tre per nascondere strani comportamenti durante la loro vita. Dei tre personaggi, chi più di altri destava perplessità e curiosità era Lucio Piccolo. Anche i modi e i tempi con cui si determinò il suo esaltante ingresso nel mondo letterario lasciano intravedere l'impronta e le stranezze del Destino.

 

 

Questa cartolina porta al retro la firma di Lucio, una cartolina ritornata in questi luoghi da dove era partita, affrancata ed imbucata forse proprio da Lucio Piccolo in una delle sue puntate in città a bordo della sua moto. Questi piccoli pezzetti di storia, di vita, a volte ritornano da dove erano partiti per luoghi e destinazioni lontane. Lucio amava scrivere, non solo liriche, poesie; egli amava scrivere parole, frasi, qualsiasi cosa potesse essere impressa dall’inchiostro sulla carta, così come anche sulle cartoline. Piace sapere che ancora i suoi scritti viaggiano per il mondo e che oggi come allora, solo il destino decide che è giunta l’ora di arrestare il loro girovagare.

 

E’ difficile rintracciare nei ricordi degli Orlandini, questa sconosciuta famiglia che ha lasciato ben poco della loro appartenenza al territorio. La villa Piccolo ha sempre segnato per il territorio e per Capo d’Orlando un buco nero; quel nero di cui Lucio era così amante da rifiutare persino la corrente elettrica per le sue stanze. Eppure senza quell’attimo fuggente rappresentato dalle 9 liriche stampate in modo maldestro dalla tipografia Progresso di Sant'Agata Militello ed inviate in visione a Montale nel marzo del ’54, niente di questo sarebbe giunto a noi.

Ma cosa sarebbe successo se Eugenio Montale avesse rifiutato quella lettera tassata contenente quelle 9 liriche?

Cosa sarebbe stato di Lucio Piccolo definito in seguito da Montale uno dei grandi poeti del Novecento?

Cosa sarebbe stato questo luogo, questa villa, questa nobile famiglia, senza quell’attimo, quell’istante che balenò nella mente di Montale facendogli decidere di aprire quella busta male affrancata.

 

Qual’é la percezione che a volte determina le nostre scelte; forse uno sbattere di porta per un soffio di vento, o anche un’ombra proiettata sul muro, oppure l’odore di pioggia all’imbrunire, o forse un numero 9 misterioso e magico; quale può essere stato l’episodio, la causa che produsse il lampo, quale destino portò la luce a illuminare la vita di un uomo da sempre vissuto in penombra, in disparte, in solitudine. Poche frasi sospirate dal Destino nascosto in un libriccino male stampato, un lampo di luce fuggente. Queste erano le 9 liriche scritte da Lucio Piccolo nel 1954. Frasi, parole sussurrate al mondo scritte su fogli ingialliti alla fioca luce di lumi traballanti. Ognuno di noi ha il suo destino, sconosciuto, impalpabile, irraggiungibile. Lucio Piccolo, quest’uomo solitario, era riuscito forse anche aiutato dalla magia di quei luoghi, di quella casa, a raggiungere ed a incontrare il suo Destino.

 

Siete mai stati in quella casa all’imbrunire? Quando bassi, i raggi del sole attraversano le grandi sale in penombra? Avete respirato i profumi, gli aromi, sentito i brividi per un soffio di vento? Bisbiglio? Carezza? Ombre? Cosa si cela veramente in quel luogo? Magie? Nei luoghi incantati Folletti, Gnomi, Elfi, Fate, si nutrono degli elementi della terra, di quello che trasporta il vento, di sole e pioggia. Lucio Piccolo si nutriva di parole, di inchiostro e profumo di carta, vento e brezza di mare. Magie.

 

In quella casa raffigurata nella foto, in quel luogo, incantato e magico, tre personaggi abitarono e vissero le loro vite come raggi di sole all’imbrunire. Lì abitarono uomini e donne accompagnati nel loro percorso di vita da un Destino già scritto, e di cui solo Lucio riuscì a comprenderne la vera essenza, il vero respiro, la vera Magia. Lucio ha inseguito per tutta la vita il suo Destino, lo ha raggiunto e con lui ha scritto momenti intensi di pura poesia; ma poi, il poeta d'un altro pianeta, com’egli stesso amò definirsi, tornò a librarsi verso spazi immensi dove nessuno era in grado di seguirlo.

 

Ma cos’è rimasto di quell’attimo di vita? Niente. E che fine ha fatto quello sgualcito libretto con 9 liriche? Non si sa. Se andrete a visitare il Museo di Villa Piccolo, troverete magari tutto in ordine, tutto pulito, tutto perfetto, magari anche tavoli imbanditi. Ma niente altro. Non troverete il libriccino con le 9 liriche scritte dal DESTINO nel 1954, non troverete la prima edizione di "Canti Barocchi" pubblicata da Mondadori nel 1956.

Niente di tutto ciò, nessuna Magia.

 

Nel museo a lui dedicato, di quelle 9 liriche sono rimaste solo stanze vuote e senza vita, in attesa di un Magico raggio di sole all’imbrunire.

                                          A. Ricciardi

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